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DISABILIOFOBIA: la terapia in tempi brevi

Elena Dacrema 5 Agosto 2022 Tag:, , , , , , , Blog
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"L’abbigliamento è la nudità a un livello più raffinato."Jan Schepens

La disabiliofobia è una fobia specifica. Riguarda la paura di mostrare il proprio corpo e le proprie nudità in ambito sociale.

Ad esempio la disabiliofobia può rendere difficile il fatto di esporsi in costume, di mettere vestiti attillati o che scoprono parti del proprio corpo (canotte, calzoncini, vestitini..).

Questo non accade tanto perché il proprio corpo è imperfetto, troppo magro o grasso. Accade per la sgradevole sensazione di sentirsi “nudi” agli occhi degli altri.

Non è legato quindi ad un disturbo alimentare ma piuttosto all’ansia sociale (paura del giudizio sociale, sentirsi al centro dell’attenzione) oppure può avere origine traumatica (esperienze passate negative vissute riguardo alla nudità).

Di solito chi soffre di questo disagio cerca di evitare situazioni in cui deve svestirsi (mare, piscina, palestra) e indossa solitamente vestiti che coprono le forme fisiche. Può inoltre provare disagio in situazione di intimità con il partner. In definitiva la disabiliofobia mina la vita relazionale e anche sessuale della persona.

La paura crea un circolo vizioso tale per cui, più la persona evita di trovarsi nelle situazioni che la mettono in difficoltà, più la paura di queste situazioni aumenta, fino al panico.

Come gestire questa problematica?

In terapia breve strategica si aiuta la persona a superare tale fobia smontando le tentate soluzioni disfunzionali attuate dalla persona stessa. In primis bisogna intervenire sull’evitamento delle situazioni sociali.

Si porta quindi gradualmente la persona ad affrontare le situazioni temute con appositi stratagemmi terapeuti che consentono di gestire la paura e le sensazioni sgradevoli aggirando la resistenza al cambiamento della persona.

Essendo una terapia focale, legata ad uno specifico problema, solitamente si riesce a risolvere il problema in tempi brevi, ad esempio entro le 10 sedute, soprattutto se la patologia non si è cristallizzata da lungo tempo.

Bibliografia

Nardone, G. (1993). Paura, Panico, Fobie. Firenze: Ponte alle Grazie

Nardone, G. (2000). Oltre i limiti della paura. Milano: Rizzoli.

Nardone, G. (2003). Non c’è notte che non veda il giorno. Milano: Ponte alle Grazie.

 

Problemi del sonno. Tipologie di insonnia e conseguenze

Elena Dacrema 27 Giugno 2018 Tag:, , Blog
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Il 99% dei casi di insonnia si configura come la ridotta durata di alcune fasi del ciclo del sonno o con la loro scarsa qualità.

Può esserci un’insonnia situazionale o reattiva (ad esempio dopo ad una separazione o un evento negativo per la persona) oppure cronica se legata a sofferenze psicologiche continuate nel tempo. In altri casi è secondaria a problematiche di tipo fisico, neurologico o psichiatrico.

La deprivazione del sonno porta ad alcune conseguenze molto facili da riconoscere:

  1. Irritabilità: scattare per cose di poco conto. Quando manca il sonno i centri del cervello che comandano l’emotività vanno in iperstimolazione, diventando più attivi (addirittura del 60%).
  2.  Fame persistente: si esagera con fuori pasto, dolci e bevande gassate (obesità ed insonnia vanno di pari passo.)
  3. Aumenta la tendenza ad ammalarsi
  4. Difficoltà a ricordare i nomi/perdite di memoria
  5. Cali della vista (difficoltà a mettere a fuoco o a localizzare gli oggetti da lontano)
  6. Peggiora l’aspetto di pelle, unghie, viso e capelli
  7. Calo del desiderio
  8. Cali della concentrazione e difficoltà a prendere decisioni
  9. Cadute più frequenti e mani di “pasta frolla” (far cadere oggetti)
  10. Colpi di sonno

Ci sono vari tipi di difficoltà legate al sonno.

Può capitare di non avere problemi a prendere sonno, di dormire in maniera abbastanza tranquilla e continuativa per 3-4 ore, ma poi di svegliarsi prima dell’alba, senza la possibilità di prendere sonno e manifestando spossatezza nelle ore diurne. Questo è il risveglio precoce o insonnia terminale. Nei casi più gravi questo tipo di insonnia può essere un sintomo della depressione.

In altri casi abbiamo l’insonnia iniziale che si presenta con difficoltà a prendere sonno, con l’addormentamento che non sopraggiunge prima dei 30 minuti e che puo’ essere procrastinato anche di due/tre ore.

In altri ancora vi è presenza di insonnia intermedia, caratterizzata dalla perdita di qualità del sonno NREM con frequenti risvegli, anche se di breve durata.

Secondo un criterio di durata possiamo avere una insonnia transitoria, persistente (fino a 3 settimane) o cronica (che dura per mesi o per anni).

In ogni caso, un italiano su tre soffre di disturbi da ansia e stress e questo influenza la crescita dell’insonnia nel nostro paese.

Nei miei studi di Piacenza, Castel San Giovanni (PC) e Rapallo mi occupo di disturbi del sonno come Psicologa e Psicoterapeuta specializzata in Terapia Breve Strategica.

Bibliografia:

Manuale Pratico sul sonno. Sprea Edizioni.